Con un erbario del '500 si riscrive la storia del Nasturzio nano
Grazie a una celebre raccolta rinascimentale di piante essiccate, conservata all’Università di Bologna, è stato ridatato l’arrivo in Italia del Tropaeolum minus
Nasturtium indicum: tavola acquerellata di Ulisse Aldrovandi e, a destra, campione databile al 1583 dell'Erbario Aldrovandi
1642, 1567 e 1570: queste date sono al centro di uno studio condotto da Fabrizio Buldrini e Umberto Mossetti dell’Università di Bologna, insieme a Juan Francisco Morales della University of West Indies (Trinidad e Tobago), che anticipa di diversi decenni l’arrivo in Italia del Nasturzio nano (Tropaeolum minus).
Fino alla smentita a opera degli studiosi di cui sopra, si pensava che questa annuale originaria del Sud America fosse arrivata in Italia nel 1642. Coltivata per breve tempo in giardini privati e botanici, fu abbandonata in favore del più robusto e colorato Nasturzio comune (Tropaeolum majus) e non se ne ebbe più traccia per secoli, fino a quando (in tempi recenti) è tornata sotto forma di varietà ornamentale. La retrodatazione del suo esordio italiano agli anni 1567-1570 è stata possibile grazie a un eccezionale documento custodito presso l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna: l’Erbario di Ulisse Aldrovandi, uno dei pochi erbari rinascimentali (cioè collezioni di piante secche composte a scopo di studio, confronto e scambio fra studiosi) sopravvissuti fino ai giorni nostri e il più importante a livello mondiale.
«Esplorare e documentare i cambiamenti della biodiversità vegetale attraverso il tempo ci permette di ricostruire una memoria botanica utile a interpretare le tendenze attuali, influenzate dai cambiamenti globali» spiega Buldrini, botanico del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali. «Gli erbari antichi e le indagini ad essi correlate, in questo senso, hanno un ruolo insostituibile. Lo affermava già Linneo nella Philosophia Botanica del 1751: “Herbarium praestat omni Icone, necessarium omni Botanico”, cioè: l’erbario è in tutto migliore di ogni iconografia, ed è del tutto necessario al botanico».
Ulisse Aldrovandi (Bologna, 1522 – ivi, 1605) è stato uno dei massimi studiosi europei di storia naturale del Rinascimento. Il suo erbario, datato tra il 1551 e il 1586, è un documento unico al mondo per antichità, numero di specie presenti, precisione e abbondanza della nomenclatura usata, annotazione delle località di raccolta dei campioni, i quali possono essere utilizzati quasi come se fossero stati prelevati ai giorni nostri.
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