Alberi di Natale: in un film tv (discutibili) consigli di marketing per i vivaisti
Il dilemma «Meglio l'albero vero o quello finto?» è così attuale che si guadagna un posto di primo piano nel musical più avvincente della stagione "Spirited – Magia di Natale"
Ryan Reynolds e Will Ferrell in “Spirited - Magia di Natale”, ora disponibile su Apple TV+
Perché parlare qui dell'ennesima pellicola ispirata al celeberrimo romanzo Canto di Natale di Charles Dickens? Perché tira in ballo (letteralmente, trattandosi di un musical) i produttori di alberi di Natale, e lo fa con arguzia e ritmo.
LA STORIA
In "Spirited – Magia di Natale" (visibile in streaming su Apple TV+), gli spiriti dei Natali passato, presente e futuro, non devono redimere il decrepito avaro Ebenezer Scrooge, ma Clint Briggs (interpretato da Ryan Reynolds), affascinante e spregiudicato consulente americano per le pubbliche relazioni, specializzato nel creare controversie, conflitti e disinformazione a beneficio dei suoi clienti. Briggs fa la sua comparsa al congresso dell'associazione canadese dei coltivatori di alberi di Natale, dove è stato chiamato a dare consigli su come risollevare il business, ai minimi storici per la prevalenza degli alberi di Natale artificiali. I presenti sono parecchio risentiti perché l'esorbitante compenso del newyorkese contribuirà ad affossare l'associazione, ma lui li ammalia rivelando (in musica e ballo) che per vendere non basta avere il prodotto migliore: bisogna più che altro conoscere la natura umana.
Per vendere non basta avere il prodotto migliore: bisogna più che altro conoscere la natura umana
LA TATTICA
Secondo il consulente, infatti, le persone sono pigre e trovano comodissimo ordinare sul web e ricevere il giorno stesso un albero fake, che si monta in un baleno e non sporca. Allo stesso tempo, però, sono desiderose di sentirsi intelligenti, buone, corrette, e sanno benissimo che acquistare prodotti di plastica usa-e-getta non le rende tali. Dunque, raccomanda Briggs, è proprio su questo desiderio del pubblico e sui valori connessi che i vivaisti devono fare leva per vincere la loro battaglia.
LA DERIVA
Fin qui nulla da eccepire, vero? Peccato, però, che la sua strategia contempli non solo far sì che i consumatori amino i coltivatori ma, soprattutto, che odino i loro concorrenti. «Ogni boomer amante di Facebook vuole combattere una guerra culturale», canta, riferendosi alla generazione dei 60-75enni, «e sarà ben felice di pagare a caro prezzo un albero vero, il quale svergognerà coloro che antepongono la propria comodità al bene comune e alla tradizione». Il piano di Briggs è ovviamente malsano, ma il ragionamento globale ci sembra contenga interessanti spunti di marketing. E voi, cari lettori, che ne pensate?
Francesca Trabella
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