Emergenza Coronavirus, le parole di Francesco Mati
«Adesso dobbiamo essere virtualmente vicini, pensare a strategie per domani, immaginare anche scenari diversi da quelli noti», afferma il presidente del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia
Si susseguono in questi giorni e in queste ore gli interventi dei florovivaisti italiani per sollecitare le misure straordinarie necessarie a tutelare il settore e per spiegare cosa si sta facendo nei vari Distretti. Oggi registriamo quello di Francesco Mati, presidente del Distretto Rurale Vivaistico Ornamentale di Pistoia e Vice presidente di Confagricoltura Pistoia. Anche in questo caso sono apprezzabili i toni moderati seppure chiari e fermi e l’invito a guardare avanti: «Il lavoro nei vivai non può fermarsi ma c’è il problema dei costi senza ricavi. Di questo ne siamo tutto consapevoli. Nessuno sa come sarà risolto ma voglio rassicurare i colleghi che stiamo facendo tutto il possibile. Adesso dobbiamo essere virtualmente vicini, pensare a strategie per domani, immaginare anche scenari diversi da quelli noti», commenta Mati.
Ecco il testo integrale del suo messaggio
Il virus è esploso in Italia nel momento in cui il settore florovivaistico fa il maggior volume di attività, la primavera in arrivo che fa pensare al giardino, le ricorrenze come 8 Marzo, 19 Marzo, Pasqua, movimentano grandi quantità di prodotto.
I problemi sono iniziati con alcuni camion respinti alle frontiere d’Europa con Paesi dell’ex Unione Sovietica a cui poi sono seguiti quelli delle agenzie internazionali che non inviano i camion a caricare in Italia.
La produzione florovivaistica non può essere sospesa come un’attività produttiva di tipo artigianale o industriale, le piante sono vive e necessitano di cure quotidiane. Tutto questo si traduce in spese non coperte da ricavi.
Questo in sintesi l’elenco delle problematiche dirette e indirette:
- Arresto delle vendite nel periodo topico, trascorso il quale una grande percentuale delle produzioni non sarà più vendibile;
- Impossibilità d’inviare merci a causa dei trasportatori internazionali non disponibili;
- Stipendi, contributi, imposte, IVA;
- Mutui, cambiali agrarie, leasing, finanziamenti legati all’attività lavorativa;
Nell’immediato sarebbe utile una Cassa Integrazione specialmente per tutte quelle parti non direttamente produttive presenti nelle aziende che devono avere il minimo indispensabile dei dipendenti attivi per mantenere le produzioni.
Occorrono poi provvedimenti straordinari che permettano alle aziende di sopravvivere dopo tutto questo, misure altrettanto straordinarie di finanziamento a fondo perduto per favorire chi ha fatto investimenti negli ultimi due tre anni, iniezioni di liquidità utili a recuperare il fatturato perduto inevitabilmente.
Quando tutto questo sarà passato alle aziende resteranno pressoché invariati i costi di produzione con una ingente riduzione del fatturato.
Sono stavolta indispensabili politiche di promozione della qualità delle piante prodotte in Toscana come viene fatto per tanti altri settori dell’agroalimentare.
La Regione Toscana che ospita il più grande distretto vivaistico d’Europa dovrebbe poi mettersi in prima fila in una battaglia per estendere l’unico incentivo fiscale sul verde previsto dalla normativa nazionale - il Bonus Verde - portandolo dall'attuale 36% al 100% su un massimale maggiore di 5.000 €. Sarebbe una misura fondamentale per rilanciare il mercato interno e per promuovere una vera cultura della sostenibilità.
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