Senza strategia non c'è futuro
Gestire il presente e progettare il domani è una delle maggiori sfide per un’impresa. Per affrontarla in modo corretto occorre osservare una regola fondamentale: la finanza non deve mai prendere il posto della strategia
di Franco Spinelli*
Se chiedessi ai tanti imprenditori agricoli che conosco di coltivarmi un albero di ulivo, sono sicuro che tutti si preoccuperebbero innanzitutto di piantarlo a debita distanza da altri arbusti al fine di non danneggiare le radici e di salvaguardare la crescita. Il ragionamento non fa una piega: che si parli di costruire una casa, di coltivare un albero o una pianta in vaso, occorre in primo luogo creare solide fondamenta e solo successivamente conviene occuparsi del resto.
Ebbene, quando entro nelle aziende, trovo spesso disatteso tale banale principio e prendo atto che gli imprenditori, anziché assicurarsi la stabilità delle fondamenta, stanno perdendo tempo a potare la chioma di un albero già secco!
Come è possibile cascare in un errore del genere, vi chiederete? Eppure accade spesso e il problema prende il nome di: finanza.
Ma andiamo con ordine e facciamo un po’ di chiarezza. Accade di frequente, sia in realtà aziendali apparentemente floride sia in quelle in difficoltà, che la finanza prenda il posto della strategia. In altri termini, la finanza non è più uno degli strumenti gestionali a servizio della strategia deliberata, ma al contrario assume un ruolo primario, finendo per dettare la strategia all’azienda: cioè la finanza diventa la strategia! Ciò accade per due ragioni principali: o non si dà importanza alla strategia o si dà troppa importanza alla finanza. Vediamo nel dettaglio.
La prima ragione risiede nel fatto che tante aziende non danno importanza alla strategia perché non ne sanno elaborare una. Nella migliore delle ipotesi, l’imprenditore ha difficoltà pratiche nell’esplicitare per iscritto i propri obiettivi di medio-lungo termine. Ha un’idea di massima di quello che intende fare, ma non lo schematizza né segue un rigore logico per affrontare gli imprevisti che si presentano sulla strada. Nella peggiore delle ipotesi – e purtroppo sono le più frequenti – l’imprenditore non ha alcuna visione futura. Non sa cioè interpretare il mercato in cui opera e al tempo stesso conosce poco la propria azienda (marginalità apportate, punto di pareggio, dinamiche del circolante operativo ecc.).
La seconda ragione risiede nel fatto che la quotidianità induce l’imprenditore a concentrarsi sulle urgenze (ovvero le problematiche operative-finanziarie), tralasciando colpevolmente le cose importanti (ovvero i problemi strategici).
L’OSSESSIONE
DEI FLUSSI DI CASSA
Nelle aziende per così dire floride l’imprenditore può essere allettato dalla ricerca dei flussi di cassa. Tale ambizione di per sé ha degli oggettivi punti di forza in quanto è fondamentale puntare ad avere una buona salute finanziaria, ma è una pratica che può diventare deleteria se l’orizzonte temporale di riferimento è limitato.
Facciamo alcuni esempi. Un’azienda svende il proprio magazzino e riscuote velocemente in modo da generare flussi di cassa positivi. Ma siamo sicuri che si tratti di una strategia economicamente sostenibile nel tempo? Non è che l’azienda rischia di inquinare il mercato, magari compromettendo anche le prossime stagioni? Oppure: un’azienda riesce a diminuire nel tempo il proprio capitale circolante, generando flussi di cassa positivi. Ha considerato che così facendo ha limitatissime possibilità di crescita commerciale? Avrà comunque la forza di competere con i concorrenti nel medio periodo o finirà per essere fagocitata?...
Nelle aziende in difficoltà, come è facile intuire, la strategia è un nome sconosciuto. Ci sono problemi a pagare i fornitori a fine mese, figuriamoci se c’è la lucidità di pensare alle politiche commerciali da inquadrare in una nuova strategia di riposizionamento del prodotto.
In queste realtà si parla solo di finanza. L’orizzonte temporale di riferimento, d’altra parte, è limitatissimo e allora ogni occasione è buona per fare cassa o ridurre le uscite. A titolo di esempio: si concedono sconti in cambio di pagamenti anticipati, si accendono mutui/finanziamenti a medio lungo per esigenze di breve termine, si vende un macchinario utile, si attua un’operazione di lease-back, si riducono le ore di straordinario ecc.
Insomma, le azioni di tante aziende sono spesso dettate da valutazioni finanziarie anziché da valutazioni strategiche e ciò mina gravemente la sostenibilità nel tempo del modello di business aziendale.
FORMULARE
UNA STRATEGIA, SEMPRE
Senza una strategia da seguire, la finanza è uno strumento privato del suo significato, utile solamente per la gestione di operazioni con un orizzonte temporale di breve termine. Solo con la strategia, infatti, siamo in grado di definire gli obiettivi (anche quelli a breve termine!) e di individuare gli strumenti più idonei al loro raggiungimento. La finanza, invece, rappresenta uno dei tanti strumenti di cui la strategia può servirsi (gli altri possono essere a titolo d’esempio: le leve di marketing, la dimensione economica ecc.) ed ha quindi la sola funzione di facilitare la realizzazione della strategia.
[Tratto da IL FLORICULTORE, Ottobre-Novembre 2017]
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* PER SAPERNE DI+
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