2 Novembre: sul mercato crisantemi di qualità e a prezzi economici

 

 Nonostante la crisi gli italiani non rinunciano ai fiori per la Commemorazione dei Defunti. Secondo la CIA le quotazioni alla produzione e sui mercati all'ingrosso si mantengono basse. I floricoltori fanno, però, i conti con costi produttivi, contributivi e burocratici sempre più elevati. Pesante l’onere del caro-gasolio. Difficoltà si registrano, invece, nell’export

 

crisantemi

31 Ottobre 2012 - «Anche quest’anno i fiori fortemente legati alla ricorrenza dei defunti del 2 novembre saranno i crisantemi. E per i consumatori non dovrebbero esserci amare sorprese. Sul mercato ci saranno prodotti di qualità e a prezzi economici. Bisogna, di conseguenza, fare molta attenzione negli acquisti al dettaglio, evitando tutti coloro che intendono unicamente speculare e far lievitare ad arte i listini». Così la CIA-Confederazione italiana agricoltori che in una nota diffusa alla stampa mette in guardia: «In questo particolare periodo dell’anno proprio il crisantemo, in alcuni casi, può raggiungere al consumo, sotto la spinta di incrementi artificiosi, cifre non rispondenti alla realtà e soprattutto alle quotazioni alla produzione e sui mercati floricoli, come quello di Sanremo, che continuano a risultare alquanto contenute».

«Per dare un’idea di quanto sia importante la ricorrenza del 2 novembre, non solo per i crisantemi, ma per tutti i fiori che vengono commercializzati in questa occasione, è sufficiente pensare che in questo periodo si concentra il 30 per cento del commercio floricolo totale italiano. Secondo le prime stime i consumi di crisantemi dovrebbero risultare simili a quelli dell’anno passato. Stesso trend per altri prodotti floricoli, come le orchidee, i lilium, le ederine. Ogni anno in Italia si producono più di 600 milioni di steli di crisantemi e circa 10 milioni di vasi. E la loro vendita, per una tradizione che è propria della cultura italiana, è concentrata molto tra la fine di ottobre e la prima decade di novembre».

«Se per il mercato interno la situazione si presenta positiva, per quello estero si pongono, invece, non pochi problemi, soprattutto per la commemorazione dei defunti. Sulle piazze straniere, infatti, si esporta sempre di meno e la ragione è semplice: in molti Paesi, soprattutto del Nord Europa, questa ricorrenza è stata sovrastata da quella di Halloween. Quindi, più dolci e meno fiori».

«Un problema che si aggiunge a quelli dei costi produttivi e contributivi che oggi pesano sui nostri produttori floricoli alle prese soprattutto con il caro-gasolio e con l’incognita dell’Imu. E la questione non riguarda soltanto le serre, certamente le più danneggiate dagli aumenti dei prezzi petroliferi, ma anche le altre produzioni. Sta di fatto che la floricoltura italiana risulta meno competitiva sui mercati».

Infine la Cia ricorda che il crisantemo ha origini lontanissime. Era conosciuto addirittura in Cina 500 anni prima di Cristo. Da qui si diffuse in Giappone, dove tutt’oggi è il fiore nazionale. Il crisantemo cominciò ad arrivare in Europa nel 1700 attraverso i mercanti olandesi; mentre in Italia un deciso impulso alla coltivazione di crisantemi si ebbe nel 1900, soprattutto alla fine del secondo dopoguerra, quando la produzione cominciò a raggiungere livelli di una certa importanza. Oggi è coltivato in diverse aree del Paese, anche se le regioni di maggior produzione sono la Liguria, la Campania, il Lazio, la Toscana, la Puglia e la Sicilia.

       

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