NOTE PERSONALI - Il 25 Aprile ci ha lasciato Silvano Frigo: una vita spesa per il florovivaismo italiano
Originario del Lago di Garda ha trascorso buona parte della sua vita in giro per l’Italia e in particolare in Piemonte come direttore della FlorCoop di Nebbiuno e presidente del Consorzio Fiori Tipici del Lago Maggiore. Anima e motore del “Padiglione Italia” dell’IPM Essen, con la quale ha collaborato per circa 30 anni, ha contribuito a far conoscere sulla scena internazionale il meglio del Made in Italy floricolo. Il ricordo di Arturo Croci, suo amico di lunga data
Non ci sono parole per esprimere il grande rammarico che ha colpito tutti in Redazione nell’apprendere la notizia della dipartita. Per noi de Il Floricultore Silvano era il “dottor Frigo”. Con la sua profonda conoscenza del settore, era per noi fonte inesauribile di informazioni utili. Nonostante il suo carattere apparentemente intransigente, aveva una grande attenzione al prossimo e sapeva cogliere il meglio di ognuno.
Caro dottor Frigo, ci mancherà tanto, non la dimenticheremo mai e faremo tesoro dei suoi preziosi consigli.
Ester Nunziata
Alla moglie, alla figlia Armanda e a tutti i familiari rivolgiamo, anche a nome dei tanti amici e colleghi florovivaisti italiani ed europei, le più sentite condoglianze e la vicinanza nella preghiera.
Riportiamo di seguito il ricordo tracciato da Arturo Croci, suo amico di lunga data, che ne ripercorre i successi e rimpiange la professionalità e l'umanità.
Il dottor Silvano Frigo, classe 1942, originario di Brescia ma residente a Desenzano del Garda ci ha lasciati il 25 aprile a causa di una malattia incurabile. Poiché scrivo queste note da Ban Kamala (Thailandia) e non ho a disposizione i miei archivi, mi sono avvalso della collaborazione degli amici Graziana Cerri e Enrico Delucchi, che ringrazio.
Nato il 31 Dicembre 1942, Silvano studia giurisprudenza a Milano ma non segue le orme del fratello maggiore Giuseppe, che sarebbe poi diventato giudice della Corte costituzionale. Silvano entra nel mondo del lavoro nel settore dei trasporti a partire dal 1963 come impiegato, poi come direttore di filiale e infine come ispettore e membro del consiglio di amministrazione. Verso la metà degli anni Settanta collabora attivamente con il CONI per la programmazione dei viaggi delle trasferte degli atleti, tra cui Sara Simeoni.
Nel 1984 è assunto in Floramiata come planning manager con la responsabilità della logistica e dei trasporti. Frigo riesce a introdurre l'uso - innovativo per quei tempi - dei carrelli danesi nella movimentazione delle piante. Diventa responsabile prima del settore acquisti, poi delle vendite all'estero. Da quel momento la sua vita professionale si sviluppa esclusivamente in floricoltura. Nel 1989 lascia il lavoro in Floramiata, ma conserva la casa a Piancastagnaio (dove ha sede l'azienda) e vi ritorna regolarmente nei mesi estivi.
Collabora con la Fiori del Lago per circa un anno, poi approda all'Organizzazione Orlandelli con incarichi commerciali. Nel 1992 è chiamato da Giampaolo Padovani a organizzare il reparto commerciale della Florcoop di Nebbiuno, diventando in seguito direttore generale della cooperativa. Il periodo Florcoop è sicuramente quello più significativo della sua vita, infatti l'esperienza maturata e le sue abilità permettono alla Florcoop e ai suoi soci di raggiungere una grande visibilità e un ottimo risultato commerciale. Lascia la Florcoop nel 2010, anno del suo ritiro dal lavoro attivo, ma rimane comunque in contatto e disponibile con il settore.
Sin dall'inizio della sua carriera florovivaistica Silvano Frigo è attivo dal punto di vista sociale e associativo. Dal 1989 inizia a collaborare con la Fiera di Essen, nei primi anni Novanta cura l'organizzazione del Padiglione 6 Italia. Visto il successo ottenuto è nominato rappresentante in Italia della IPM, International Pflanzen Messe, incarico che lascia nel 2012. Di quegli anni ricordo i resoconti che mi inviava dalle principali fiere europee alle quali partecipava come Florcoop. Ha ricoperto anche l'incarico di Presidente del Consorzio dei Fiori Tipici del Lago Maggiore ed è stato membro del Consiglio dell'Organo Nazionale di Collegamento. Ovunque e sempre Silvano ha davvero dato un effettivo, disinteressato e vitale contributo al settore florovivaistico.
Nel 2001 l'associazione Culturale dei Fiori di Giarre e dell'Etna presieduta dal dottor Carlo Calì, ora dalla figlia Carmelita, gli conferisce il premio internazionale “Garofano d'Argento”. Da quel momento Silvano è nella commissione per le assegnazioni del premio ed è uno dei più validi collaboratori del dottor Calì prima e di Carmelita poi. Dal 2001 Silvano non è mai mancato a una edizione e ha anche rappresentato il dottor Calì consegnando il Garofano d'argento a Essen a Egon Gallinis, allora direttore della IPM. Frigo era presente anche lo scorso Novembre alla 48ª edizione della manifestazione, quando ha premiato personalmente Graziana Cerri, ex collaboratrice della Florcoop. Il sogno di Silvano - e anche il mio - era di arrivare insieme alla cinquantesima edizione.
Ho sentito al telefono Silvano prima della mia partenza per Ban Kamala, mi ha informato che la sua salute era peggiorata, che non guidava più e faceva fatica a camminare, ma ha sottaciuto l'effettiva gravità della situazione. Il pomeriggio del 26 Aprile una telefonata a Ban Kamala mi informa della fine della sua vita, avvenuta il giorno prima. È difficile per me ora dire perchè noi due si sia diventati così tanto amici e questo a dispetto della sua cultura della programmazione o della mia, più olistica. Nessuno di noi l'ha pianificato. Forse la ragione è stata proprio questa totale diversità, che ci rendeva complementari. Insieme eravamo una unità tesa a un obiettivo condiviso. Credo che essere partner leale, corretto e affidabile, fosse una caratteristica innata di Silvano che adottava con tutte le persone con le quali collaborava. Questo nonostante le sue famose e frequenti arrabbiature perché “sarebbe bastato poco per"...
Silvano ha dato un fattivo contributo alla crescita del florovivaismo europeo sotto il punto di vista tecnico-professionale, ma soprattutto umano. Grazie Silvano per quello che hai fatto nella tua vita, e soprattutto per essere stato uno di noi. Viva la vita Silvano, viva.
Arturo Croci