I mille volti della VIOLA
Dall’Odissea ai partigiani di Bonaparte, dalla canzone di Carosone e Gigli alle insegne municipali, la viola è uno dei più popolari simboli della Primavera che ha ornato i décolleté di belle dame e abbellisce la tavola e i dolci tipici della Pasqua come la Pastiera
I floricoltori hanno finalmente svuotato le serre. Dopo immenso lavoro, le loro piante sono pronte per essere riversate sul mercato. Distese di primule, azalee, fresie, fiori di pesco, ranuncoli, ginestre, viole stordiscono per colori e profumi noi acquirenti. È Pasqua la natura è in festa!
Il furgone caricato con mio padre quasi scoppia! Don Peppe Iodice dal suo box al Mercato dei fiori di Castellammare di Stabia (NA) mi chiama: «Ma come non ti piacciono le Pansé?».
Don Peppe ha ottant’anni suonati e, nonostante ciò, ogni santo giorno “scende ai mercati”, la sua è una missione, un amore per le piante infinito!
Davvero belle queste nuove mini viole, i produttori negli ultimi anni le propongono in sacchi verdi da appendere ad un gancio come se fosse un piccolo giardino verticale.
Nel box di Don Peppe c’è sempre una cassetta di mele annurche e un cornetto sospeso ad un filo attaccato al soffitto! Rubando una mela dico: «Allora qual’è il segreto per l’eterna grinta, la mela o il cornetto?». «Afferrando il talismano e facendolo oscillare come un pendolo sulle piante decido l’acquisto», mi risponde.
«Don Peppe compro le sacche di Pansé con la “ciorta” (la fortuna) di buon guadagno! Arrivederci». Chiuso definitivamente lo sportello del furgone, prendo la strada del ritorno.
Certo che da raccontare ne hanno le Pansé: bastava un soldo per comprarle e adornare le scollature delle dame. Hanno arricchito giardini di re e regine, Omero nel canto V dell’Odissea abbellì con le mammole i luoghi abitati dalla bella Calipso. I napoleonidi al funerale di Napoleone appuntarono all’occhiello un mazzetto di viole come simbolo di fedeltà. La città di Parma ha fatto di questo fiore la sua insegna, mentre “La Pansé” resa famosa da Beniamino Gigli e Renato Carosone (“Che bella pansé che tieni/che bella pansé che hai”) fu censurata in molte balere: «In questo locale non si eseguono brani come “La pansé” e simili trivialità», si poteva leggere.
Forse per questo furono messe da parte e sostituite da altre fioriture. Sembrava che nessuno più avesse pansée (pensiero in francese) per loro. Invece, negli ultimi anni, le violette sono ritornate in auge in concomitanza, sarà un caso, della nuova eroina delle teenager la cantante-attrice argentina Violetta! Praticamente le ragazzine fermandosi davanti al negozio e leggendo il cartellino sulle piante “Violette” iniziano ad emettere gridolini da fan, canticchiando e ballando!
Intanto gli ibridatori hanno intrapreso un percorso inverso: se con le altre piante ornamentali hanno sempre cercato di crea- re fiori più grandi, con le viole sono tornati all’origine, ma con maggiori potenzialità. Le corolle quasi gigantesche delle Pansé sono diventate sempre più piccole con fioriture abbondantissime e prolungate nel tempo, marzo-aprile fino a settembre. I nomi delle varietà si ispirano ai colori golosi dei gelati: ‘Sorbet Coconut Swirl‘, ‘Lemon Chiffon‘, ‘Sorbet Raspberry‘.
Come diceva il detto? “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”. In negozio ho una foto di mio nonno ritratto tra due corbeilles di garofani con lo stemma savoiardo, gli erano state ordinate dalle caserme Tofano e Libroia di Nocera Inferiore per la visita del principe Umberto di Savoia. Erano gli anni dell’ultima guerra.
Sicuramente in quell’epoca era impensabile lasciare casa per le vacanze natalizie e pasquali. Un giro in piazza poteva bastare! Si aspettava la festività per celebrare il Signore e per stare a tavola. Già la tavola di Pasqua, una vera “resurrezione” per ogni anima in pena: ricotta salata, fave, uova, agnello, carciofi arrostiti sui carboni con quel sapore intenso, l’immensa pastiera di grano. I tempi sono cambiati, ma il mio lavoro mi esorta a ricordare al turista di passaggio le tradizioni della mia terra, il galateo dei fiori, come vanno disposti in casa e quale composizione omaggiare.
Lavorerò fino alla domenica di Pasqua poi, abbassata la saracinesca, correrò verso casa, il mio giardino mi chiama, c’è qualcosa nell’aria, un profumo, una promessa: le piccole profumatissime viole spontanee. Me ne basta una da trovare, per riconfermare la generosità del Signore dell’Universo. Su di un muretto, all’ombra di un albero di kiwi, un grappolo di violette mi inviterà a raccoglierle per decorare una cosa speciale: la mia Pastiera! E allora sì che sarà Pasqua! Auguri!
[Tratto da IL FLORICULTORE, n. 4, Aprile 2014]
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